In mezzo alle campagne dimenticate del salernitano, dove la natura si sta lentamente riprendendo tutto, resiste – o meglio, crolla con eleganza – un edificio che un tempo portava con sé il peso di un nome altisonante: la Casina dei Marchesi Imperiali.
Oggi è un rudere silenzioso, invaso dalla vegetazione e dal vento, ma basta poco per immaginarla quando ancora dominava i campi con fierezza.
Qui non si veniva a vivere, ma a controllare. A rilassarsi all’ombra di un albero mentre i braccianti faticavano nei campi coltivati o tra gli animali nelle stalle.
Questa struttura, a detta degli abitanti della zona, era proprio una di quelle. E tra tutte quelle che ho visitato, questa è sicuramente la più originale.
Il cuore della casina è una torre parzialmente crollata. Arrivando in cima, attraverso una porta ormai divorata dal tempo, si accede a quello che resta di un terrazzo panoramico.
Chissà quante volte i nobili si saranno affacciati da lì per guardare la vita scorrere nei campi, lontani ma presenti, dominanti ma invisibili.
Oggi quel terrazzo è pericolante, un confine tra passato e abisso. Ma basta un attimo, un respiro, per sentire il silenzio pieno di storie non dette.
Poco distante dalla struttura, tra l’erba alta e gli ulivi selvatici, abbiamo trovato una lapide.
Il nome è quasi del tutto cancellato dal tempo.
Nessuna informazione precisa, nessuna data leggibile.
Solo un segno. Una memoria. Una traccia lasciata lì da qualcuno, forse da chi ha vissuto, o forse da chi ha servito, in quella casina o qualcuno che ha perso la vita propio in quel posto per motivi a noi sconosciuti!.
La Casina dei Marchesi non è solo un rudere.
È un frammento di classe, potere e abbandono, sospeso tra due epoche.
Non troverai cartelli, né biglietti, né percorsi ufficiali.
Solo tu, la polvere, e il rumore del vento tra i muri che cadono.
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