Immersa tra gli ulivi e avvolta dal silenzio, questa piccola casa in pietra sembra un rudere senza storia. Eppure, se osservi bene le sue mura scrostate, ogni crepa racconta una vita di sacrifici e speranze.
Costruita probabilmente tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, questa dimora era il rifugio dei contadini durante le lunghe giornate di lavoro nei campi. Non era una vera abitazione: niente cucina attrezzata, niente servizi, solo una stanza essenziale con un letto in ferro, qualche mensola in legno e forse un braciere per riscaldarsi nelle fredde notti d’inverno.
Le pareti portano ancora i segni del tempo: intonaco in calce povera, macchie di fuliggine, travi di legno ormai marce. Il tetto a tegole, in gran parte crollato, lascia entrare la luce del sole che illumina quello che resta di una vita semplice. Fuori, il vento muove gli ulivi secolari che hanno visto generazioni di mani lavorare la terra, raccogliere olive, portare al mulino il frutto della fatica.
Oggi, questa casa non ospita più risate o canti contadini. Il silenzio è rotto solo dal fruscio dell’erba alta e dal richiamo degli uccelli. Ma chi si ferma ad ascoltare, forse riesce ancora a sentire l’eco di storie dimenticate.
Epoca stimata
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Questo tipo di costruzioni era comune tra il 1850 e il 1940.
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Potrebbe essere stata usata fino agli anni ‘50-‘60 e poi abbandonata con lo spopolamento delle campagne.
Struttura:
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Pianta molto semplice, rettangolare, con un solo vano o massimo due.
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Piccole finestre senza infissi completi, probabilmente solo con sportelli in legno.
Materiali:
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Muri in pietra locale e malta povera, tipico delle costruzioni contadine senza architetti né maestranze specializzate.
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Copertura a tegole in terracotta, parzialmente crollata, con travi in legno grezzo (ora deteriorate).



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