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Esplora un’abbazia segreta e assisti a un miracolo che sfida la logica a S. Chirico Raparo PZ

Immagina di avanzare in silenzio, con la torcia puntata nel buio. Sotto di te, una scala scolpita nella roccia da mani che non esistono più. Intorno, stalattiti gocciolano, pipistrelli svolazzano silenziosi e figure affrescate ti osservano da pareti millenarie. No, non sei in un livello di Tomb Raider — sei nella grotta sacra dell’Abbazia di Sant’Angelo al Monte Raparo, nel cuore selvaggio della Basilicata.

Siamo a San Chirico Raparo, in provincia di Potenza, tra i boschi del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano. L’abbazia si nasconde a 780 metri d’altitudine, arrampicata su uno sperone roccioso, lontano da tutto. Un posto che sembra fatto apposta per essere dimenticato… o forse protetto?

Eppure, mille anni fa, qualcuno la scelse come rifugio: furono i monaci basiliani, in fuga dalle persecuzioni dell’Impero bizantino. Qui fondarono il loro cenobio, scavando celle nella roccia, costruendo vasche per l’acqua sacra e affrescando santi sulle pareti umide. Il cuore del loro mondo era la grotta dedicata a San Michele, il guerriero celeste.

La grotta: un santuario scolpito nella pietra

Scendere nella grotta è un’esperienza quasi mistica. Lì sotto:

  • Stalagmiti e stalattiti si intrecciano come colonne naturali.

  • Piccole celle rupestri accolgono l’eco di antiche preghiere.

  • Le vasche rituali, scavate a mano, si riempiono con l’acqua della fonte Trigella, ritenuta miracolosa.

  • Un affresco sopravvive ancora: San Michele, dipinto con tratti semplici ma fieri, quasi a guardia del luogo.

Il tutto, avvolto in un silenzio rotto solo dal battito d’ali dei pipistrelli.


Dalla grotta alla chiesa

Nei secoli, sopra la grotta nacque un vero e proprio santuario. Prima una cappella, poi una chiesa in stile romanico con cupola, archi ciechi, absidi e un altare monumentale.
Nel XV secolo, l’abbazia passò ai monaci benedettini e fu arricchita dai potenti Sanseverino: pitture, ingressi monumentali, opere preziose come un polittico dedicato a San Michele, oggi custodito altrove.

Per secoli fu un punto di riferimento spirituale per l’intera regione… fino a quando il tempo, e i terremoti, non fecero il loro lavoro.

Tra il Settecento e l’Ottocento l’abbazia fu abbandonata. Scosse sismiche e incuria la lasciarono in rovina, divorata dalla vegetazione. Ma non tutto era perduto.

Negli anni ’80 iniziarono i restauri, accurati e rispettosi delle origini. Furono recuperati affreschi, ricostruiti archi e consolidata la grotta. Oggi, dopo ulteriori interventi conservativi, è di nuovo possibile visitare l’abbazia e scendere nel suo cuore di pietra.

Visitare Sant’Angelo al Monte Raparo non è solo turismo: è un viaggio nel mistero, nella storia nascosta, nel sacro che si intreccia al naturale.
È il tipo di luogo che ti fa sentire esploratore, non turista. Che ti fa venire voglia di raccontare quello che hai visto, perché nessuna foto può davvero restituire l’atmosfera.

Ma se questo non dovesse bastarvi a San Chirico Raparo c'è altro....ed e' davvero interessante!

Il Miracolo del Sangue di Santa Sinforosa per saperne di piu' clicca qui'>>>>

C’è un giorno, ogni 17 luglio, in cui il tempo si ferma a San Chirico Raparo. È il momento del miracolo del sangue di Santa Sinforosa: un’ampolla custodita nel duomo, che — inspiegabilmente — si liquefa sotto gli occhi di tutti, tra fede, pellegrini e brividi da pelle d’oca.

Da vedere almeno una volta nella vita

  • Dove: Duomo dei Santi Pietro e Paolo, San Chirico Raparo

  • Quando: 17 luglio, ore 19:00 circa

  • Cosa aspettarsi: una processione suggestiva, un momento sospeso tra il sacro e il misterioso, e un popolo che vibra all’unisono.