In un piccolo borgo incastonato tra le colline dell’Irpinia si nasconde una delle testimonianze più affascinanti del passato religioso campano. La Collegiata della SS. Annunziata, oggi segnata dal tempo, si erge come un simbolo di fede e resilienza, un luogo che parla sottovoce a chi sa ascoltare.
Le prime testimonianze risalgono almeno al XVII secolo, quando la Collegiata fu costruita come chiesa principale del paese, luogo di culto e di riferimento per la comunità.
Fu definita “collegiata” perché vi officiava un collegio di sacerdoti, non un semplice parroco: un titolo che indicava importanza e autonomia, segno che questa chiesa era un vero e proprio punto nevralgico religioso e sociale.
Fu definita “collegiata” perché vi officiava un collegio di sacerdoti, non un semplice parroco: un titolo che indicava importanza e autonomia, segno che questa chiesa era un vero e proprio punto nevralgico religioso e sociale.
Una collegiata non è una semplice chiesa parrocchiale: era dotata di un gruppo stabile di canonici o sacerdoti che celebravano le funzioni quotidiane, spesso in modo solenne.
In epoche passate, queste strutture rappresentavano un centro di potere spirituale e culturale, quasi una “piccola cattedrale” per il borgo.
La Collegiata della SS. Annunziata, dedicata al mistero dell’Annunciazione, custodiva altari, tele e statue che oggi sopravvivono solo nei ricordi e nei registri parrocchiali.
In epoche passate, queste strutture rappresentavano un centro di potere spirituale e culturale, quasi una “piccola cattedrale” per il borgo.
La Collegiata della SS. Annunziata, dedicata al mistero dell’Annunciazione, custodiva altari, tele e statue che oggi sopravvivono solo nei ricordi e nei registri parrocchiali.
Entrando (metaforicamente) in questo luogo dimenticato, si percepisce la stratificazione della storia: affreschi sbiaditi, capitelli barocchi, e un altare che ancora conserva la dignità di un tempo in cui qui si celebravano matrimoni, battesimi, speranze.
Il sisma che colpì la zona negli anni passati ha lasciato segni profondi, ma anche una bellezza malinconica che attrae chi ama il fascino del decadente. L’aria sembra sospesa tra preghiera e abbandono.
Nel paese si racconta che, durante le notti di tempesta, una campana invisibile risuoni tra le rovine della Collegiata, come un richiamo alle antiche preghiere dimenticate.Il sisma che colpì la zona negli anni passati ha lasciato segni profondi, ma anche una bellezza malinconica che attrae chi ama il fascino del decadente. L’aria sembra sospesa tra preghiera e abbandono.
Altri parlano di una figura bianca, forse l’eco di una monaca o di una devota rimasta legata al luogo per l’eternità. Sono racconti popolari, certo, ma basta sostare qualche minuto davanti a quelle pietre per capire da dove nasce questa sensazione di presenza..





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