A volte basta un piccolo gesto per fare un tuffo nel passato. Riguardare vecchie foto è un po' come attivare una macchina del tempo, capace di riportarci a esplorazioni lontane e ormai dimenticate.
Rispolverando questi scatti si ha la sensazione di essere catapultati in un'altra epoca. Molti dei luoghi che vediamo nelle immagini non esistono più o sono profondamente cambiati, e le fotografie hanno l'incredibile potere di catturare e fermare il tempo, rendendoci custodi di momenti che altrimenti sarebbero andati perduti per sempre.
Ci sono luoghi che sembrano sospesi tra presente e passato, come se una macchina del tempo ci portasse indietro di un secolo. È questa la sensazione che si prova esplorando l’ex stazione ferroviaria di Marsico Nuovo, in Basilicata: un pezzo di storia cancellato dai binari moderni, ma ancora vivo nei muri scrostati, nelle finestre rotte e nei binari inghiottiti dall’erba.
Una ferrovia dimenticata
La stazione apparteneva alla linea delle Ferrovie Appulo Lucane (all’epoca Mediterranea Calabro Lucane) che da Atena Lucana saliva fino a Marsico Nuovo. Un percorso difficile, montano, con pendenze estreme e persino una rarissima galleria elicoidale tra Pozzi e Brienza: un capolavoro di ingegneria ferroviaria.
La linea fu inaugurata il 28 ottobre 1931 e per decenni trasportò merci, studenti, pendolari e contadini. Ma il traffico restò sempre scarso: nel 1949 i passeggeri annui erano appena 33.589, lo 0,6% del traffico totale della rete.
Il fascino dell’abbandono
Oggi la stazione di Marsico Nuovo è un fantasma architettonico: il fabbricato viaggiatori resiste tra crepe e intonaco cadente, le porte sono divelte, i binari quasi invisibili sotto la vegetazione.
Camminando qui, sembra quasi di sentire ancora il fischio lontano di un treno che non passerà più. Per gli appassionati di urbex e ghost rail, questo luogo è una capsula del tempo che racconta senza parole.
Corridoi di memoria
Le ferrovie abbandonate hanno un potere speciale: ogni biglietteria chiusa, ogni sala d’attesa vuota conserva frammenti di vita. Qui si salutavano emigranti diretti al Nord, ragazzi che andavano a studiare lontano, lavoratori che portavano in città i prodotti della terra.
L’ex stazione di Marsico Nuovo non è solo un rudere: è un corridoio di memoria, un ponte tra il Cilento e la Lucania che non c’è più.
Storia e declino della linea
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Apertura: 28 ottobre 1931
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Gestione: Mediterranea Calabro Lucane (MCL), poi Ferrovie Calabro Lucane (FCL), oggi Ferrovie Appulo Lucane (FAL)
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Lunghezza: circa 26,8 km, scartamento ridotto (950 mm)
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Pendenza massima: 60 ‰, tra le più elevate d’Italia
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Traffico: 2–3 corse giornaliere, merci quasi inesistenti
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Eventi significativi: interruzione durante la guerra, riapertura il 2 febbraio 1944
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Chiusura definitiva: 25 agosto 1966, dopo una frana nei pressi di Pozzi che interruppe il servizio dal 20 marzo
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Dopo la chiusura: i binari furono smantellati rapidamente; oggi restano solo i fabbricati, testimoni silenziosi di un’epoca.
Urbex tra montagne e silenzi
Esplorare l’ex stazione di Marsico Nuovo significa entrare in un paesaggio unico: da una parte la natura selvaggia della Basilicata, dall’altra le rovine ferroviarie che resistono al tempo. È un luogo perfetto per chi ama l’esplorazione urbana, la fotografia e le storie delle ferrovie fantasma.
La funzione principale di queste torri era quella di rifornire d'acqua le locomotive a vapore. I treni a vapore, per funzionare, consumavano enormi quantità di acqua che veniva trasformata in vapore ad alta pressione per muovere i pistoni. Era quindi necessario che a intervalli regolari lungo la tratta ferroviaria ci fossero dei punti di rifornimento.
Le torri dell'acqua erano posizionate in stazioni importanti, all'inizio di tratte in salita (che richiedevano più vapore e quindi più acqua) e in punti strategici lungo la linea.
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