Lungo le strade statali d'Italia, capita spesso di imbattersi in un'immagine che, a prima vista, sembra fuori dal tempo: una piccola casa,
la facciata color rosso pompeiano, scelta per la sua visibilità e per indicare la proprietà statale, è ormai sbiadita e scrostata, raccontando il passare delle stagioni e l'abbandono. Il tetto parzialmente crollato e l'ingresso spalancato invitano a chiedersi quali storie si siano consumate tra quelle mura. Chi ha vissuto qui? Che tipo di lavoro svolgeva? Quali inverni ha sopportato e quali estati ha visto passare?
La figura del "cantoniere" è legata a doppio filo allo sviluppo delle strade in Italia, soprattutto a partire dal XIX secolo. Questi operai, dipendenti dell'ANAS (o delle sue predecessori), avevano il compito di percorrere un tratto di strada assegnato, chiamato "cantone", per garantirne la manutenzione. Riparavano buche, rimuovevano detriti, spazzavano la neve e mantenevano puliti i fossi di scolo. La casa cantoniera era la loro base, il loro rifugio e il loro ufficio. Era pensata per essere funzionale, posizionata strategicamente per permettere al cantoniere di essere sempre pronto a intervenire.
La modernizzazione delle infrastrutture e l'avvento di nuove tecniche di manutenzione hanno reso superflua la figura del cantoniere residente. Eppure, la loro presenza è un potente promemoria della cura e del lavoro che si nascondono dietro la nostra quotidianità, un invito a rallentare e a riflettere sulla storia che scorre accanto a noi, proprio lì, sulla strada.
La prossima volta che ti trovi a percorrere una statale e vedi una di queste strutture, fermati un istante. Osserva il suo stato di degrado, immagina la vita che si svolgeva lì dentro e rendi omaggio a un'icona dimenticata del nostro passato.
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