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Cas Carut Tour: la gita che non troverai su nessun tour operator (Prov Sa)

Girando senza meta tra le colline e i sentieri nascosti del Salernitano, capita ancora — per chi sa guardare — di imbattersi in ciò che resta di antiche masserie in pietra, ormai abbandonate e quasi del tutto inghiottite dalla vegetazione. Sono cas carut, come le chiamano in dialetto: case cadute, ma non dimenticate.

Queste strutture, silenziose e ferme nel tempo, resistono al passare degli anni con la stessa dignità di un vecchio che, pur curvo, cammina ancora a testa alta. I muri, scrostati e fessurati, raccontano storie che nessun libro ha mai scritto. I tetti sbriciolati lasciano filtrare la luce come un velo sottile tra passato e presente, tra realtà e ricordo.

C'è una strana bellezza in queste rovine. Una bellezza che non grida, ma sussurra. Ogni pietra, ogni ruggine su un cancello semiaperto, ogni albero cresciuto dove un tempo c’era un cortile... tutto sembra volerci parlare di un’epoca lontana, dura, ma autentica. Un tempo in cui la vita era fatta di fatica, di mani sporche e spalle curve, ma anche di stagioni rispettate, silenzi condivisi e una semplicità che oggi ci appare quasi sacra.

Non c’erano agi, ma c’era il ritmo lento della terra, il fuoco acceso, il profumo del pane cotto nel forno a legna. C’era la vita, in tutta la sua essenzialità ruvida.

Eppure, oggi, guardando questi resti coperti di edera e rovi, non si prova solo nostalgia. Si avverte anche una specie di rincorsa emotiva, come se quegli spazi ci stessero chiamando a ricordare chi siamo stati, e cosa abbiamo dimenticato.

Perché forse, in fondo, dentro ognuno di noi, c’è ancora un pezzo di quella masseria caduta. Un luogo della memoria, un richiamo al vero. E allora, andare "in giro per cas carut" non è solo un vagabondare tra ruderi, ma un piccolo ritorno al passato. Un modo per riscoprire, tra le crepe di un muro antico, le radici che ancora ci tengono in piedi.