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Sant'Antonio ad Anzi (PZ):Attraverso le fiamme per fede!

La Basilicata e' una terra che non smette mai di stupirci e quando pensi di aver visto tutto, c'è ancora qualcosa di veramente unico che puo' ancora stupirti, e' questo il caso della Festa di S. Antonio di Padova ad Anzi in prov di PZ , anche se sarebbe meglio definirla le "Festa del Fuoco" , un rito di devozione assoluta verso il santo, devozione che spinge i fedeli a sfidare le fiamme!

Ogni 12 e 13 giugno, il tranquillo borgo di Anzi, nel cuore della Basilicata, si trasforma in un luogo fuori dal tempo. È la festa di Sant’Antonio da Padova, ma chiamarla “festa” è riduttivo. È un’esplosione di riti antichi, suoni, colori e fuoco. Tanto fuoco.

Nei giorni che precedono la festa, i giovani del paese – organizzati in gruppi di quartiere – si dedicano a un lavoro che sembra antico quanto le montagne che circondano Anzi: la raccolta delle ginestre. Fiori gialli dal profumo intenso, rami flessibili e secchi che diventeranno protagonisti della notte. Le ginestre vengono accatastate con cura agli ingressi del paese, dove nasceranno i falò.

Non sono semplici fuochi: sono barriere simboliche, alte pareti di fiamme che delimitano il confine tra il mondo profano e quello sacro, tra il quotidiano e il rito.

All’imbrunire del 12 giugno, i fuochi prendono vita. Le ginestre bruciano velocemente, le fiamme si alzano alte nel cielo ancora chiaro, il fumo si mescola all’odore della terra calda. Il paese si ferma. Le strade si riempiono. Tutti sanno che sta per iniziare il momento più atteso.

al santuario di Sant’Antonio escono le guglie, strutture lignee imponenti e decorate, alte anche diversi metri. Sono opere artigianali, costruite con dedizione dai devoti del paese. Ogni guglia è diversa, ma tutte sono cariche di significato: rappresentano l’omaggio materiale, fisico, quasi eroico, al Santo.

Ogni guglia viene portata a spalla da un gruppo di uomini, che si muovono a ritmo di banda e tra gli incitamenti della folla. Ma non basta portarla: la guglia deve danzare.

Arrivate davanti ai falò, le guglie iniziano a saltare, oscillare, ruotare su se stesse. I portatori non si fermano mai, le alzano, le abbassano, le fanno vibrare come strumenti rituali. Il ritmo della musica incalza, il calore delle fiamme brucia sul viso, ma nessuno si ferma.

La guglia “balla” di fronte al fuoco: un gesto che è insieme preghiera, sfida e offerta. In certi momenti, i portatori si avvicinano tanto da sembrare sul punto di entrare nelle fiamme, come a voler purificare se stessi e il paese intero. È catartico, potente, ipnotico.

 Il significato profondo

Questo rito non è uno spettacolo folcloristico: è un atto di devozione collettiva, che unisce tutti – portatori, spettatori, anziani, bambini – in un’unica emozione. Il fuoco brucia i mali, le preoccupazioni, le negatività. Le guglie sono il ponte tra la terra e il cielo. È il modo in cui Anzi dice grazie al suo Santo. E ogni anno, con lo stesso fuoco, rinasce.

Perché andarci?

Perché ad Anzi non si assiste alla festa: la si vive sulla pelle. È un evento che parla la lingua del fuoco e del cuore, che unisce passato e presente in un abbraccio collettivo. Una vera esplosione di identità, che racconta la Basilicata più autentica.