Quando prende la voglia di avventura, scoperta, niente e' meglio di un Wildex Tour nella Murgia Materana, un luogo che sembra sospeso tra natura selvaggia e storia millenaria. La nostra meta era la Chiesa Rupestre della Madonna del Giglio, un tesoro nascosto tra le rocce che racconta secoli di fede, arte e mistero.
L’arrivo e la scoperta
Il sentiero che porta alla chiesa si snoda tra canyon, erbe aromatiche e panorami mozzafiato sui Sassi di Matera. Già da lontano si intuisce che le grotte non sono semplici cavità naturali, ma ambienti modellati dalla mano dell’uomo. Quando finalmente siamo entrati nella chiesa rupestre, abbiamo avuto l’impressione di varcare una soglia che ci riportava indietro di quasi mille anni.
Origini e funzione
La Madonna del Giglio è una delle tante chiese rupestri della Murgia materana, realizzata probabilmente tra l’XI e il XIII secolo, in epoca medievale. Non si conosce con certezza chi la costruì, ma con tutta probabilità furono i monaci benedettini o bizantini a scavare e decorare l’ambiente, trasformandolo in un luogo di culto per i contadini e i pastori che vivevano nelle vicinanze.
La chiesa serviva sia come spazio liturgico sia come punto di aggregazione per la piccola comunità rurale, che qui veniva a pregare la Madonna, protettrice dei raccolti e della vita quotidiana.
Struttura e ambienti
La chiesa si presenta come una grotta scavata nella roccia calcarenitica, articolata in più ambienti.
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L’aula principale è di forma rettangolare, con abside scavata a fondo.
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Sono visibili tracce di affreschi medievali, in particolare l’immagine della Vergine col Bambino, nota come “Madonna del Giglio” perché accanto tiene un fiore bianco, simbolo di purezza.
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Accanto vi sono piccole stanze laterali, probabilmente usate come sagrestia o luoghi di ritiro per i monaci.
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Alcuni studiosi ipotizzano che fosse collegata anche ad ambienti ipogei destinati alla raccolta dell’acqua.
Leggende e curiosità
Come spesso accade per i luoghi rupestri, attorno alla Madonna del Giglio ruotano racconti popolari:
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Si dice che il giglio tenuto dalla Vergine non sia un dettaglio casuale, ma un segno legato a miracoli di fertilità: le donne del posto venivano a pregare qui per avere figli.
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Un’altra leggenda racconta che i petali del giglio, dipinti sulla parete, avessero il potere di guarire i malati: bastava sfiorarli con un panno per trarne beneficio.
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Alcuni studiosi hanno notato che l’orientamento dell’abside coincide con il sorgere del sole in particolari periodi dell’anno, suggerendo che la chiesa fosse legata anche a riti arcaici solari.
Perché proprio i piccioni?
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Cibo: la carne dei colombi era molto apprezzata e costituiva una riserva di proteine.
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Concime: il guano di piccione era usato nei campi come fertilizzante.
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Simbolo religioso: il colombo è anche simbolo di pace e Spirito Santo, quindi non è un caso che certe strutture si trovino accanto a luoghi di culto.
Le nicchie nella Madonna del Giglio
È possibile che alcune delle nicchie quadrate in foto fossero adibite proprio a colombaia. Molte chiese rupestri erano collegate a piccoli villaggi agricoli, e avere piccioni significava avere cibo, concime e anche un “bene di scambio” prezioso.
Quindi, accanto alle funzioni funerarie o votive, c’era anche un uso pratico e quotidiano: i monaci e i contadini sfruttavano ogni spazio della roccia, e i piccioni erano un “alleato” importante per la sopravvivenza.
L’esperienza personale
Seduti in silenzio all’interno, ci siamo sentiti immersi in un tempo sospeso. Le pareti scavate, i colori sbiaditi degli affreschi, l’odore della pietra umida: tutto contribuiva a creare un’atmosfera quasi mistica. Era facile immaginare i canti dei monaci, il fruscio dei mantelli, le preghiere mormorate nel buio rischiarato dalle lampade a olio.
Conclusione
Visitare la Chiesa Rupestre della Madonna del Giglio non è stata solo una semplice escursione, ma un viaggio attraverso la storia e la spiritualità della Murgia materana. Un luogo che unisce natura, arte e leggenda, e che ancora oggi trasmette una forte sensazione di sacralità.
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