Alburni Mount to Mount nasce da una scommessa: secondo i soliti sapientoni, la zona degli Alburni offrirebbe poco. Secondo me, invece, offre tantissimo. E siccome i fatti parlano da soli, lo mostrerò!: in un solo giorno – anzi, in mezza giornata – emozioni e scoperte a non finire.
Il nostro viaggio parte da Petina. Prima tappa: il Monastero di Sant’Onofrio, costruito nel Medioevo (XII secolo circa). Oggi è abbandonato , ma ancora in buone condizioni: le navate centrali, il chiostro con il cortile interno e i resti degli ambienti monastici conservano un fascino incredibile, con atmosfere che ricordano il film Il nome della rosa: un luogo austero, gotico, misterioso e affascinante.
Lasciato il monastero, dopo pochi chilometri incontriamo la suggestiva Valle dei Mulini. Qui il paesaggio sembra uscito da un dipinto: il Vallone S. Onofrio attraversa la valle e arriva fino alle spalle del Mulino ad acqua un imponente edificio del XIX secolo, questo e' il primo di 4 mulini che fanno parte della vecchia strada dei mulini, difatti su questa strada si trovavano altri 3 mulini quello "Degli orfanelli di Pompei" , quello della Beccaccia e quello "Matera" ad asse verticale.
IL mulino seppur abbandonato ancora versa in discrete condizioni. Accanto al mulino si trovano una piccola chiesetta e un antico lavatoio; Nei mulini “classici” a ruota verticale, la ruota è posta lateralmente e la trasmissione avviene attraverso ingranaggi. Ma questo mulino come gran parte di quelli visti nel Sud Italia e' a ruota orizzontale è più semplice: la ruota (detta ritrecine) è posta orizzontalmente sotto l’edificio in questo caso in un edificio a parte completamente sommerso dai rovi, tramite condotti forzati l acqua del ruscello viene condotta alla ruota e con la sua forza sbattendo sulle palette la fa' girare questa e' direttamente collegata alla macina tramite un asse.
Riprendiamo la strada verso Petina e imbocchiamo la Via Silente, che ci porta in montagna. L’aria diventa sempre più fresca e pulita, i panorami si aprono a perdita d’occhio: natura incontaminata, boschi profondi, silenzi rotti solo dal vento e dal canto degli uccelli. La salita ci accompagna fino a Punta Aresta (1.169 m s.l.m.), dove si trova anche un osservatorio astronomico che domina gli Alburni e regala viste mozzafiato con distese verdi che si perdono a vista d'occhio.
Da qui dopo una breve sosta imbocchiamo Via Italia, strada che attraversa la montagna fino ad arrivare a Sant’Angelo a Fasanella. Il paese, incastonato tra le rocce e sovrastato dalle montagne, sembra una cartolina vivente. Nei dintorni del paese troviamo le Cascate dell’Auso,
la spettacolare Grotta di Fra’ Gentile e il misterioso Guerriero Antece, l’antica scultura rupestre di un guerriero risalente al IV-III secolo a.C., scolpita direttamente nella roccia della montagna e rimasta a guardia della valle per millenni.
Proseguendo a piedi ed esplorando il borgo, arriviamo al Castello Baronale (costruito tra il XII e il XIII secolo). Purtroppo oggi è chiuso al pubblico, ma anche solo dalle feritoie si intuisce la sua maestosità: mura poderose, torri imponenti e un interno che lascia intravedere quanto fosse grande e importante in passato.
Non si puo' andare a S Angelo a Fasanella e non vedere la Grotta di San Michele Arcangelo.
Si tratta di un grande santuario rupestre di origine longobarda (VIII-IX secolo), scavato direttamente nella montagna. Uno spazio naturale trasformato in luogo di culto, dedicato all’Arcangelo Michele, figura amatissima dai longobardi. All’interno la grotta ospita cappelle, altare seicentesco, affreschi trecenteschi, tombe e un pozzo è visibile un’edicola posta a circa 5 metri d’altezza rispetto al piano della cavità. Secondo la leggenda, San Michele combatte il diavolo nella grotta. Durante lo scontro, l’Arcangelo, sbattendo con potenza le ali, avrebbe lasciato impronte visibili sulla roccia. Quei segni sarebbero tuttora custoditi sulle pareti della cavità e interpretati come prova tangibile della vittoria del bene sul male.Ci perdiamo nella bellezza del borgo storico, tra chiese di campagna e gente molto ospitale!

Il gran finale: le Grotte di Castelcivita
Sulla via del ritorno, l’ultima tappa è alle spettacolari Grotte di Castelcivita, tra i complessi carsici più estesi d’Italia.
Il sistema sotterraneo si sviluppa per circa 5 km, di cui 1,7 km percorribili nel percorso turistico. Stalattiti, stalagmiti e sale imponenti creano scenari fiabeschi. La leggenda narra che persino Annibale, durante le guerre puniche, vi trovò rifugio con il suo esercito.
Un itinerario breve, ma ricchissimo di storia, natura e suggestioni: gli Alburni non deludono mai, e chi dice il contrario… semplicemente non li conosce davvero il territorio! e vi assicuro che davvero c'è tanto e molto di piu'.....ma un solo giorno nemmeno intero e' troppo poco pe rgustare appieno degli Alburni!
La bellissima torre merlettata
Il castello e si intravede la grotta di San Michele
piccola cappella o chiesetta di rione
chiesa campestre (o rurale)
Ingresso Grotta di San Michele vista dal castello
Centro storico
Casone Arista Osservatorio Astronomico
Un lavoratore tipico della montagna in una pausa!
Monastero S Onofrio Petina

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