L’Irpinia, terra di vette e boschi, nasconde storie dove il confine tra storia e leggenda si fa sottile. Ne è un magnifico esempio la Masseria Malvizza (risalente al Settecento), un imponente complesso rurale che si erge a pochi passi da uno dei fenomeni naturali più singolari e misteriosi della zona: le Bolle della Malvizza.
Questa masseria, con la sua austera architettura in pietra, e i suoi maestosi spazi ormai silenziosi, non è solo una testimonianza dell'antica vita agricola, ma si ritrova avvolta nell'ombra di una narrazione popolare inquietante.
Situata in una posizione strategica, vicina al percorso tratturale che storicamente congiungeva il Molise alla Puglia, la Masseria Malvizza (e prima di essa la Taverna, come suggerito dalle leggende) nacque come nodo vitale per il transito e il riposo.
La masseria, datata al Settecento (700'), è un complesso fortificato che rispecchia la necessità di sicurezza in un’epoca di brigantaggio e transumanza.
Ciò che rende unica la storia della Masseria Malvizza è il suo legame geografico con il fenomeno di vulcanesimo secondario noto come "Bolle della Malvizza". Da queste pozze fangose, il sottosuolo emette gas e fango freddi, un fenomeno naturale che la tradizione popolare ha trasformato in un incubo terreno.
Secondo la leggenda, le Bolle si formarono a seguito dello sprofondamento di una taverna malvagia, il cui oste aveva l'abitudine di derubare, uccidere e cucinare la carne dei propri clienti innocenti.
La vendetta divina non tardò ad arrivare, facendo inghiottire la taverna nel fango gorgogliante.
Questo mito ci piace pensare che sia collegato alla Masseria Malvizza, situata a brevissima distanza. Sebbene la masseria non sia la taverna sprofondata, la sua vicinanza a questo luogo di dannazione la rende il custode silenzioso di quell'antico orrore e lascia un piccolo dubbio in noi amanti dei misteri!
Si dice che i massari e i viandanti che si rifugiavano qui udissero spesso i misteriosi gorgoglii provenire dalle pozze, e non erano solo i gas: la tradizione popolare vuole che, ogni anno, il 15 agosto, i lamenti dell'infame oste risalgano ancora dal fango, confondendosi con il rigoglio delle acque.
NON FERMARTI QUI' SCOPRI TUTTI I POSTI INTERESSANTI DA VEDERE A MONTECALVO IRPINO C'E' NE SONO DAVVERO TANTI!
Social Plugin