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Campomaggiore Vecchio: la città che voleva cambiare il mondo (e ci stava quasi riuscendo) prov Pz

 C’è un posto in Basilicata dove il tempo si è fermato… ma con stile! Nascosto tra le montagne lucane, tra silenzi poetici e natura selvaggia, c’è Campomaggiore Vecchio: un borgo abbandonato che non è solo bello da fotografare, ma racchiude una storia pazzesca. Non a caso lo chiamano la Città dell’Utopia. E no, non è un’esagerazione.

Torniamo indietro nel tempo, precisamente al 1741. Una nobildonna dal cuore visionario e il cognome importante, Marianna Proto (già il nome è da romanzo), decide di fondare un nuovo borgo con il marito, il conte Rendina. Ma qui non si parla di soliti castelli e contadini: volevano creare un villaggio dove tutti vivessero bene, lavorassero la terra, avessero una casa dignitosa e… udite udite, niente ingiustizie sociali!

Per convincere la gente a trasferirsi lì, offrirono terra gratis e legna per costruire casa. Un po’ come dire oggi: “Ti regalo un sogno, ci stai?” E le famiglie risposero sì, eccome.

Il nipote Teodoro Rendina chiamò un architetto super top per quei tempi, allievo del grande Vanvitelli (quello della Reggia di Caserta, per intenderci), per progettare la città. Risultato? Una pianta perfetta a scacchiera, con piazza centrale, chiesa da una parte e palazzo baronale dall’altra. Tutto calcolato al millimetro, manco fosse un set cinematografico.

E il bello è che funzionava: in poco più di un secolo, la città esplose (in senso buono): 1.500 abitanti, una vita sociale viva, lavatoi pubblici, mulini, addirittura un cimitero comunale. Altro che Medioevo!

Ma ahimè, la natura non lesina colpi di scena. Nel 1885, una frana enorme si porta via mezza città. Le case scivolano giù come Lego impazziti, e Campomaggiore Vecchio viene evacuata. Fine dei giochi? Nient’affatto.

Gli abitanti, tosti come le rocce che li circondano, si rimboccano le maniche e fondano un nuovo paese più a valle. Ma la “vecchia città dell’utopia” resta lì, ferma nel tempo, come un gigante addormentato.

Perché visitarla?

Perché è unica. È un viaggio in un sogno interrotto, ma mai davvero finito. Camminando tra le vie di Campomaggiore Vecchio senti le voci di chi ci ha creduto davvero. È un posto che ti resta dentro. E se ami i borghi abbandonati, l’arte, la natura e… un pizzico di utopia, questo è il tuo posto.

Curiosità finale

Il motto di Campomaggiore Vecchio potrebbe essere: “Siamo stati un sogno… ma che sogno!”. E a volte, basta questo per rendere eterno un luogo.

Mini Tour: “Sogni di pietra e borghi lucani”

Partenza: Campomaggiore Vecchio – La Città dell’Utopia

  • Orario consigliato: Arrivo al mattino, verso le 10:00.

  • Cosa vedere: Passeggia tra i ruderi della città ideale progettata nel ‘700. Ogni pietra racconta un’utopia sociale e architettonica. Se ci vai in estate, informati sugli spettacoli serali di teatro immersivo!

  •  Visita a Villa Cutinelli Renda sempre a Campomaggiore>>>>>>

    Una  bella esplorazione urbex style , con una visita a Villa Cutinelli Renda, situata poco distante dal centro abitato. Questa elegante dimora storica, immersa nel verde, rappresenta un esempio di architettura nobiliare lucana e offre uno spunto interessante per comprendere meglio la storia della famiglia Rendina e il loro progetto utopico.


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