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Gli affreschi della cripta di Santa Margherita a Melfi: tra fede e “memento mori” prov PZ

a cripta di Santa Margherita a Melfi

Appena fuori dal centro storico di Melfi, lungo la strada per Rapolla, nascosta in una collina di tufo c’è la cripta rupestre di Santa Margherita, un piccolo gioiello medievale. Scavata interamente nella roccia, ha un’unica navata con volte a crociera e quattro piccole cappelle laterali. Nonostante le dimensioni ridotte – lo spazio è lungo appena una dozzina di metri – l’interno è un’esplosione di affreschi che ricoprono quasi tutte le pareti.

Gli affreschi risalgono tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento e mostrano un curioso incontro di stili: da un lato richiami bizantini, dall’altro quelle novità “giottesche” che proprio in quegli anni iniziavano a diffondersi nel Sud Italia. Non conosciamo i nomi dei pittori, ma di certo hanno lasciato un segno unico nella storia dell’arte rupestre lucana.

Il dipinto più famoso è quello che i visitatori chiamano “i nobili con lo scheletro”. In realtà rappresenta un tema molto diffuso nel Medioevo: “l’incontro dei tre vivi e dei tre morti”. Tre giovani aristocratici a cavallo, di ritorno da una battuta di caccia, si imbattono in tre scheletri che li ammoniscono a non dimenticare la caducità della vita. A Melfi oggi ne restano due, perché la terza figura è andata perduta. Tra i nobili si distingue un falconiere vestito di rosso che alcuni hanno voluto identificare con Federico II, anche se resta solo un’ipotesi suggestiva.

Oltre a questa scena macabra e potente, le pareti raccontano storie di santi, episodi biblici e figure come San Michele, Santa Caterina e Cristo in trono. Tutto in un intreccio fitto di immagini, quasi un “horror vacui” che riempie lo sguardo del visitatore.

Templari e leggende

Spesso si parla di possibili legami con i Templari, ma non ci sono prove storiche che la cripta fosse legata all’Ordine. La presenza di San Michele, frequente nei santuari rupestri, non è un indizio templare ma un culto diffusissimo nel Medioevo. In Basilicata esiste la leggenda che Ugo dei Pagani, fondatore dei Templari, fosse originario di Forenza, ma non ha collegamenti diretti con Santa Margherita.

Dove si trova e come visitarla

La cripta si trova in contrada Toppo Sant’Agata, a circa un chilometro da Melfi sulla strada statale 303 verso Rapolla, vicino al cimitero. È visitabile su prenotazione tramite la Pro Loco di Melfi, che organizza aperture guidate.

Sempre a Melfi oltre al bellissimo castello di Federico 2 >>>>>>

potete visitare purtroppo solo esternamente . ma comunque ne vale la pena ....la bellissima masseria fortificata>>>>


Nella cripta di Santa Margherita San Michele non è rappresentato in armatura come nei modelli più tardi, ma con tunica e mantello, in posa ieratica, secondo l’iconografia medievale di derivazione bizantina. Non combatte il drago, bensì appare come angelo psicopompo, custode e giudice delle anime.


Gli scheletri della cripta si possono leggere come un “memento mori”, cioè un ammonimento sulla caducità della vita, oppure come figure rivelatrici, messaggeri che ricordano ai vivi l’inevitabilità della morte e la necessità di pensare alla salvezza dell’anima.




“fede e resistenza”, un immagine forte raffigurante perché l’immagine esalta la forza della santa che non rinuncia alla sua fede nonostante le persecuzioni.
Santa Margherita raffigura Santa Margherita d’Antiochia al centro, con veste rossa e croce bianca, affiancata da santi. Ai lati si vedono piccole scene che narrano i momenti principali del suo martirio e della sua leggenda.






Il martirio di San Lorenzo sotto un cielo notturno stellato.